Testa di tigre
Antonio Ligabue (1899-1965)
1957, Olio su faesite
Antonio Ligabue, nato in Svizzera nel 1899, condusse un’infanzia e una giovinezza errabonde, caratterizzate da disagi economici, fisici e mentali che lo porteranno a frequenti ricoveri in ospedali psichiatrici, prima in Svizzera, poi in Italia, dove si stabilirà a partire dal 1919. Nell’opera in questione, datata 1957, si trova nel periodo più prolifico della sua carriera, caratterizzato da una tavolozza accesa e violenta, dove il colore assume connotazioni espressionistiche e la linea scura di contorno delle figure in primo piano acquisisce maggiore evidenza. La testa di tigre campeggia in uno spazio definito semplicemente da un fondale blu-verde, animato da correnti d’aria che rendono il cielo vivo e mobile. Il felino sembra balzare aggressivamente nell’inquadratura con le fauci completamente spalancate in un ruggito che si espande con la contrazione dei muscoli e il deformarsi del muso, mentre gli occhi, rimpiccioliti, rimangono freddi e puntati direttamente sullo spettatore. Per mantenere libero lo sguardo e sottolinearne tutta la tensione del momento, Ligabue dipinse le vibrisse con due colori alternati, il nero e il bianco. Il loro ergersi dure e setolose nel cielo contribuisce a trasmettere l’imponenza della fiera che domina l’ambiente intorno, senza interrompere la narrazione di una continua minaccia trasmessa soprattutto dai suoi occhi.