Vanitas con bimbo e clessidra
Artista tedesco
XVI-XVII secolo, Olio su tavola
La bella e suggestiva tavola reca al verso una scritta relativa al destino umano, il cui significato letterale è: “Nascendo moriamo. Comincio dalle lacrime, nelle stesse finisco la vita. Nelle lacrime si è consumata tutta la mia vita”. Derivante da un prototipo rinascimentale, una medaglia incisa dal veneziano Giovanni Boldù nel 1458 e ispirata a modelli classici, l’immagine che accosta un teschio e una clessidra, simbolo del trascorrere del tempo, ad un florido bambino, è significativa del rapporto tra vita e morte e del destino di dolore che segna dalla nascita la sorte dell’umanità. Nel dipinto il piccino si appoggia al teschio, che rimanda ad altre simili figurazioni significative della diffusione dell’immagine, che ebbe fortuna soprattutto presso la cultura del settentrione. L’esistenza infine di una incisione del 1525 di Barthel Beham, che effigia il bambino con le gambe nella medesima postura in cui sono raffigurate in quest’opera, porta a credere l’opera di provenienza nordica e databile tra la fine del Cinque e l’inizio del Seicento, come si può dedurre anche dalla stesura e dalla resa delle forme, toccate dal lume diffuso.